La Koinonia e Diakonia della Chiesa

Catechesi del Parroco

La koinonia e la diakonia della Chiesa
 
Il pane e il vino sono gli elementi di ogni tavola imbandita, proprio per questo si sono caricati nel tempo di valori simbolici. Il pane che sazia la fame può indicare il lavoro dell’uomo, ricordare la corporeità umana, esprimere la fraternità e la condivisione, significare il dono della vita, richiamare il sacrificio del lavoro. Il vino che spegne la sete e rallegra il cuore degli uomini può esprimere la felicità e la forza di vita, sottolineare la festività del giorno, ricordare la vitalità dell’anima, significare i valori dell’amicizia e della comunione.
Per i Cristiani il pane e il vino sono anche i simboli della Koinonia (comunione) e della Diaconia (il servizio della carità) della Chiesa.
 
 La Chiesa una comunità che vive la comunione
 
La dimensione della comunità cristiana è ben esplicitata nell’immagine usata da Gesù della vite e i tralci: “ Io sono la vite voi siete i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché sena di me non potete far nulla” (Gv 15,5). La comunione della comunità cristiana è, quindi, frutto della comunione con Cristo. Ecco perché il sacramento dell’ Eucaristia istituito da Gesù nell’ultima cena e celebrato ogni domenica dalla Chiesa, secondo il suo stesso comando (fate questo in memoria di me), è il fondamento della comunità cristiana: nella partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo si realizza la reale comunione dei cristiani con Gesù e quindi tra di loro.
 
Glie elementi centrali dell’Eucaristia sono il pane e il vino, i quali sono un binomio inscindibile nella celebrazione di questo sacramento. Cristo scegliendo il pane e il vino, per rendere attuale il dono della propria vita per la salvezza dell’umanità, mette in evidenza che egli è il vero cibo, il pane della vita e la vera vite. Le prime comunità cristiane videro nella composizione del pane e del vino un simbolo dell’unità della Chiesa, infatti Tertulliano definiva la comunità cristiana così : “come il pane è formato da molti chicchi e il vino da molti acini d’uva, così la Chiesa, composta da una moltitudine di persone, forma una comunità.
 
Un’altra immagine che bene esprime la dimensione della comunione è quella usata da san Paolo in 1Cor 12, 12-31: la comunità è il corpo (mistico) di Cristo. Come il corpo umano pur avendo molte membra, esso è comunque una cosa sola, così è per la Chiesa: tutti i battezzati sono membra vive dell’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa, in cui Cristo è il capo.
Cristo comunica ai credenti la sua vita e li unisce a sé in modo reale mediante la sua morte e risurrezione comunicata attraverso i sacramenti.
Ciascun cristiano, all’interno della comunità, ha una sua funzione, un suo dono specifico, una vocazione personale e particolare che deve mettere al servizio dell’intera comunità cristiana. Potremmo dire in breve, con una terminologia che oramai è divenuta di uso comune dei cristiani, che nelle comunità cristiane vi sono diversità di Carismi e di Ministeri.
 
 
 La Chiesa: una comunità che vive nella e per la carità.
 
La dimensione del servizio fraterno è ben descritta dal gesto dello spezzare il pane che il sacerdote compie prima del rito della comunione: Gesù si fa cibo di salvezza per ogni uomo. I cristiani sono chiamati, a imitazione del loro Signore, a diventare cibo di salvezza per tutti coloro che sono nella fame fisica e spirituale. L’Eucaristia è il fondamento dell’amore fraterno, del servizio disinteressato verso il prossimo, in modo particolare verso quelli che vivono nel bisogno. L’evangelista Giovanni sottolinea l’esigenza del servizio fraterno riportando, unico tra gli evangelisti, l’episodio della lavanda dei piedi durante l’ultima cena (Gv 13, 1-14). Gesù in quel frangente afferma: “ voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14). L’episodio è maggiormente comprensibile se viene ricordato che al tempo di Gesù si camminava coi sandali e le strade erano polverose. Quando si veniva accolti in case benestanti, era un segno di ospitalità e di amore dal parte del padrone di casa comandare al servo di lavare i piedi agli ospiti.
Una comunità cristiana, quindi, non è un insieme di persone egoiste, ma una grande famiglia di amici animata dall’amore reciproco. E’ come un popolo che prende a cuore tutte le realtà della vita, che mostra sensibilità e attenzione a tutti i bisogni a ai problemi degli uomini. Questa attenzione e questo amore è chiamato anche “carità”, una parola che indica una relazione gratuita, affettuosa, disinteressata, fatta di perdono, di comprensione e di solidarietà. La Chiesa riflette, medita e di adopera perché la carità, chè è il cuore di tutti gli insegnamenti di Cristo e del Vangelo, diventi in modo operoso anche il centro intorno a cui i cristiani tessono le loro relazioni, sia a livello comunitario che al di fuori della comunità.

Carmine Mozzillo