Con Maria in vigilante attesa

2. Nel clima di attesa, predominante nel Cenacolo dopo l’Ascensione, qual è la posizione di Maria in rapporto alla discesa dello Spirito Santo? Il Concilio sottolinea espressamente la sua presenza orante in vista dell’effusione del Paraclito: Ella implora “con le Sue preghiere il dono dello Spirito”

3. Durante quella preghiera nel Cenacolo, in atteggiamento di comunione profonda con gli Apostoli, con alcune donne e con i “fratelli” di Gesù, la Madre del Signore invoca il dono dello Spirito per sé stessa e per la Comunità. Era opportuno che la prima effusione dello Spirito su di lei, avvenuta in vista della divina maternità, fosse rinnovata e rafforzata. Infatti, ai piedi della croce, Maria era stata investita di una nuova maternità, quella nei confronti dei discepoli di Gesù. Proprio questa missione esigeva un rinnovato dono dello Spirito. La Vergine lo desiderava, quindi, in vista della fecondità della sua maternità spirituale. Mentre nell’ora dell’Incarnazione lo Spirito Santo era sceso su di lei, come persona chiamata a partecipare degnamente al grande mistero, ora tutto si compie in funzione della Chiesa, della quale Maria è chiamata ad essere tipo, modello e madre. Nella Chiesa e per la Chiesa Ella, memore della promessa di Gesù, attende la Pentecoste ed implora per tutti una molteplicità di doni, secondo la personalità e la missione di ciascuno.
4. Nella comunità cristiana la preghiera di Maria riveste un peculiare significato: favorisce l’avvento dello Spirito, sollecitandone l’azione nel cuore dei discepoli e nel mondo. Come nell’Incarnazione lo Spirito aveva formato nel suo grembo verginale il corpo fisico di Cristo, così ora nel Cenacolo lo stesso Spirito scende ad animarne il Corpo Mistico. La Pentecoste, quindi, è frutto anche dell’incessante preghiera della Vergine, che il Paraclito accoglie con favore singolare, perché espressione del materno amore di lei verso i discepoli del Signore. Contemplando la potente intercessione di Maria che attende lo Spirito Santo, i cristiani di tutti i tempi, nel lungo e faticoso cammino verso la salvezza, ricorrono spesso alla sua intercessione per ricevere con maggior abbondanza i doni del Paraclito.

5. Rispondendo alla preghiera della Vergine e della comunità raccolta nel Cenacolo il giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo ricolma la Vergine ed i presenti della pienezza dei suoi doni, operando in loro una profonda trasformazione in vista della diffusione della Buona Novella. Alla Madre di Cristo e ai discepoli sono concessi nuova forza e nuovo dinamismo apostolico per la crescita della Chiesa. Nella Chiesa nascente Ella consegna ai discepoli, quale inestimabile tesoro, i suoi ricordi sull’Incarnazione, sull’infanzia, sulla vita nascosta e sulla missione del divin Figlio, contribuendo a farlo conoscere e a rafforzare la fede dei credenti.
(Estratti dall’Udienza Generale del 28 maggio 1997 di Giovanni Paolo II)

La Parola del Papa – Interrogarsi….

La Parola del Papa

”Come è il mio rapporto con lo Spirito Santo?”.
”Credo davvero che lo Spirito Santo fa crescere in me il regno di Dio?”
”Io credo davvero che il regno di Dio è in mezzo a noi, è nascosto, o mi piace più lo spettacolo?”
Preghiamo lo Spirito che è in noi….che faccia germogliare in noi e nella Chiesa il seme del regno di Dio perchè divenga grande, dia rifugio a tanta gente e dia frutti di santità”
(Omelia Santa Marta, 16 novembre 2017)

Preghiera per la 54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

ComunicazioniSociali UCS

Crea in me, O Dio,
un cuore e una mente che sappiano raccontare.
Aiutami a scoprire, capire e trasmettere
la verità delle storie buone,
storie che edifichino e non distruggono;
storie che aiutino a ritrovare le radici
e la forza per andare avanti insieme.
Illuminami con la Tua Sapienza,
così che io non mi perda
nella confusione delle voci
e dei messaggi delle storie false che ci circondano.
Dammi quello sguardo benevolente, misericordioso,
profondamente umano
che sappia guardare il mondo e gli eventi
con tenerezza, amore e misericordia.
Aiutami a raccontare il mio essere parte
di un tessuto vivo, che sei Tu.
Trasforma il mio povero racconto con il tuo Spirito
che io possa essere un seme
che porta frutti di conoscenza e verità,
una luce che rischiara le tenebre.
Infiamma nel mio cuore la passione
e lo zelo di narrare incessantemente
il tuo amore e i valori del regno di Dio. Amen

O Maria, donna e madre, tu hai tessuto nel grembo la Parola divina, tu hai narrato con la tua vita le opere magnifiche di Dio. Ascolta le nostre storie, custodiscile nel tuo cuore e fai tue anche quelle storie che nessuno vuole ascoltare. Insegnaci a riconoscere il filo buono che guida la storia. Guarda il cumulo di nodi in cui si è aggrovigliata la nostra vita, paralizzando la nostra memoria. Dalle tue mani delicate ogni nodo può essere sciolto. Donna dello Spirito, madre della fiducia, ispira anche noi. Aiutaci a costruire storie di pace, storie di futuro. E indicaci la via per percorrerle insieme.

54a GMCS – VAGLIARE CON SENSO CRITICO GLI EVENTI

ComunicazioniSociali UCS

La memoria è una bella sfida. La segnala il Cardinale Anastasio Ballestrero in una riflessione pubblicata nel volume Autoritratto di una vita…(Edizioni OCD 2002):
«La memoria aiuta a custodire. Perché, se io mi ricordo le grazie che il Signore mi ha fatto, mi rende un grande servizio.
Ricordandomele mi fa lodare, ringraziare, benedire. E se invece mi ricordo gli sgarbi che ricevo dai miei amici, la memoria non mi fa un buon servizio. Allora ci vuole il discernimento. E il discernimento è quel grande impegno interiore, che bisogna continuamente purificare, nutrendolo nella luce della fede, alla presenza di Dio, secondo le ragioni della sua gloria e della sua bontà. Allora si va avanti».
Discernere non è una moda del momento presente, legato a un particolare dettame ecclesiale, sta invece a indicare un’esigenza reale della comunità cristiana nella sua multiforme presenza nella società. In questa presenza sono da includere gli strumenti della comunicazione sociale.
«Discernere – si legge nel Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa – significa comprendere la natura, le dinamiche e gli esiti del nuovo processo mediatico, per saper selezionare e scegliere».
Emergono dalla definizione del termine alcuni tratti che si configurano come un quadro di riferimento imprescindibile, se si considera il discernimento in rapporto all’esercizio della professione del comunicatore.
Il primo tratto è dato dalla convinzione che l’atteggiamento del discernimento è atto teologale, attivazione di un dono dello Spirito. Tale atto esige, pertanto, la conversione, il profondo rinnovamento interiore.
Nel riferirsi in modo particolare agli strumenti della comunicazione sociale si tratta di purificare il linguaggio. Convertirsi è assumere quella postura interiore che permette il costante superamento di tutto ciò che, nei mass media, agisce iniquamente nei confronti della persona umana. Il secondo tratto è una conseguenza del primo, ossia l’esigenza di una solida maturità sapienziale.
È quella condizione psicologico- spirituale propria delle persone dal saldo orientamento di vita. Per gli operatori della comunicazione, la maturità sapienziale diventa un requisito indispensabile nella narrazione delle storie, tenendo bene a mente che i cosiddetti “criteri di notiziabilità”
sono dirimenti nel “fare” la professione, ma anche nell’“essere” del comunicatore. Un terzo e ultimo tratto è dato dalla competenza.
Oggi più che in passato è richiesta al comunicatore un’adeguata competenza e, allo stesso tempo, la capacità di avvalersi di strumenti culturali per vagliare criticamente il senso degli eventi. Competenza non deve essere, però, sinonimo di superbia, perché senza umiltà e carità nessun discernimento è possibile.
Questi tre tratti non sono solo i requisiti e gli atteggiamenti del discernere, ma costituiscono una vera e propria piattaforma valoriale.
L’orizzonte suggerito da Papa Francesco nel messaggio è abbastanza chiaro: «Quando facciamo
memoria dell’amore che ci ha creati e salvati, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore».

Vincenzo Corrado, direttore dell’Uff. Comunicazioni Sociali della CEI