Catechesi del parroco sulle 7 parole di Gesù in croce

Catechesi del Parroco

Dopo la settimana di esercizi spirituali con i padri passionisti il parroco don Francesco Russo per non interrompere questo momento di Grazia ha donato ai fedeli, per una settimana e durante le varie celebrazioni, le 7 parole di Gesù in Croce. Questa sera 29 marzo alle ore 19.30 don Francesco concluderà queste meditazioni consegnandoci, preparati da lui, al Salvatore Gesù e alla GRANDE SETTIMANA. Spezzerà alcune parole di Gesù con tutti noi e con chi vorrà partecipare. Vi aspettiamo! Buona Settimana Santa.

Ecco il file pdf delle 7 parole di Gesù in croce:

https://it.scribd.com/document/500778287/Le-Sette-Parole-Di-Gesu-in-Croce

Inizio Anno Pastorale 2019

Si è tenuto il 17, 18 Settembre, nel salone parrocchiale il Consiglio Pastorale
Il 19 Settembre tutta la comunità alle ore 20.00 si è riunita intorno a Gesù Sacramento per iniziare il nuovo anno pastorale con Lui e Sua Madre Maria.

Ingresso e Intronizzazione della Parola
Esposizione di Gesù Sacramentato (Adorazione Silenziosa)

Lettura della Parola: ”Parabola dei Talenti” Mt. 25, 14-30

Esortazione Catechetica del Parroco Don Francesco Russo

Silenzio, Adorazione e Riflessione
Benedizione Eucaristica

Atto di Affidamento alla Madonna: ”Donna, ecco i tuoi figli!”

O’ Madre, siamo qui, davanti a Te, per affidare alla Tua premura materna noi stessi, la nostra comunità parrocchiale, la nostra diocesi, la Chiesa e il mondo intero. Implora per noi il Figlio Tuo diletto perché ci doni in abbondanza lo Spirito Santo, lo Spirito di verità che è sorgente di vita. Accoglilo per noi e con noi come nella prima comunità di Gerusalemme stretta intorno a Te nel giorno della Pentecoste. Lo Spirito apra i nostri cuori all’impegno fedele alla missione affidataci da Cristo, induca ciascuno di noi e la nostra comunità alla reciproca comprensione e ad una ferma volontà di servire per amore e con amore.
Ti affidiamo tutti gli uomini e le donne della nostra comunità parrocchiale a cominciare dai più deboli: i bimbi non ancora venuti alla luce e quelli nati in condizioni di povertà e sofferenza, i giovani alla ricerca di senso, le persone prive di lavoro e quelle provate dalla fame e dalla malattia. Ti affidiamo le famiglie dissestate, gli anziani privi di assistenza e quanti sono soli e senza speranza.
O’ Madre, che conosci le sofferenze e le speranze della Chiesa e del mondo, assisti i tuoi figli nelle quotidiane prove che la vita riserva a ciascuno e fà che, grazie all’impegno di tutti noi qui presenti, le tenebre non prevalgono sulla luce. A Te, aurora della salvezza, consegniamo il nostro cammino nel nuovo anno pastorale che inizia, perchè sotto la Tua guida tutti gli uomini scoprano Cristo, luce nel mondo ed unico Salvatore che regna col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen

Un Sacramentale per tutti!

Catechesi del Parroco

Dal 23 giugno, inizio novena, nella cappellina della Mamma delle Grazie, vi è una coppa di olio benedetto a disposizione di tutti. E’ un sacramentale.

«Si chiamano sacramentali i sacri segni istituiti dalla Chiesa il cui scopo è di preparare gli uomini a ricevere il frutto dei sacramenti e di santificare le varie circostanze della vita.»
(Articolo 1677  del Catechismo della Chiesa Cattolica)

I sacramentali, nella Chiesa cattolica, sono  strettamente connessi, ai Sacramenti. Mentre quest’ultimi da un ordine divino, i sacramentali sono istituiti dalla Sede Apostolica al fine di ottenere benefici spirituali. Pertanto i sacramentali, pur non possedendo una diretta efficacia salvifica e di grazia santificante (peculiarità esclusiva dei sacramenti), agiscono sulla vita spirituale della comunità cristiana e del singolo credente ampliandola e completandola. Molti sono i sacramentali: le benedizioni, l’acqua benedetta, l’olio benedetto, sale, crocifisso, benedizione delle candele o le sacre ceneri ecc.

Un luogo in cui i sacramentali sono particolarmente potenti è la casa. Se usati con spirito di fede, i sacramentali possono proteggerci dal male spirituale o ispirarci a condurre una vita santa dedicata a Dio.
Tra questi ve ne sono tre molto potenti da tenere in casa:
1- Acqua benedetta (particolarmente utile averla sulle porte che portano fuori casa, così come nelle stanze da letto per benedirsi durante la giornata);
2- Sale benedetto (È un sacramentale spesso trascurato, e in genere non viene usato nelle parrocchie. Ad ogni modo, è un’arma potente contro il male, come si può verificare da questo passo della benedizione recitata dal sacerdote che si ritrova nel Rituale Romano:
”Dio onnipotente ed eterno, ti imploriamo umilmente, nella tua gentilezza e nel tuo amore, di benedire (+) questo sale che hai creato e hai dato all’umanità perché potesse diventare fonte di salute per la mente e il corpo di chiunque lo usi. Possa liberare tutto ciò che tocca o su cui si sparge da ogni impurità e proteggerlo da ogni assalto degli spiriti maligni. Per Cristo nostro Signore.”;
3-  Olio benedetto. L’Olio Benedetto che trovate nella cappellina o nelle bottigline , ha ricevuto la benedizione dei nostri sacerdoti con Rituale Romano. Il significato che gli è attribuito è quello di fortificare e di risanare.
L’Olio benedetto può essere usato dagli ammalati e dai sofferenti spirituali sia negli alimenti, sia ungendo e frizionando o tracciandolo a segno di Croce sulle parti del corpo interessato dalla malattia. Può essere usato durante la preghiera per tracciare un segno di Croce sulla fronte come una rinnovazione delle Unzioni ricevute solennemente nei Sacramenti, ma l’Olio benedetto è principalmente impiegato come potente segno di protezione sia dei luoghi sia degli oggetti. Si possono anche ungere a segno di Croce gli stipiti delle porte negli ambienti come figura di quanto fece Mosè sulle porte delle case degli Ebrei schiavi in Egitto, affinché fossero protetti al passaggio dello “Sterminatore” (Es 12, 21-23). In questo caso l’Olio benedetto (nella nostra fede) diviene figura del Sangue dell’Agnello di Dio che attraverso il suo sacrificio unico, vince e dona protezione contro le forze del male.

Un po’ di storia sul Santo Olio…
Presso gli Ebrei era molto diffusa la pratica di versare olio sul capo dei figli o dei membri della famiglia, proprio a significare un particolare compito o una particolare posizione che questi avrebbe assunto in seno a quella famiglia. E’ in questo modo che Samuele, per ordine Divino consacrò Davide come nuovo Re d’ Israele (1 Sam 16,13).
Il profeta Ezechiele, durante una grande visione, in cui gli vengono mostrati i peccati di Gerusalemme e tutti gli abomini e le idolatrie che vi si compiono, vede un uomo…”vestito di lino con una borsa da scriba al fianco” (Ez 9,2), che riceve da Dio l’incarico di passare in mezzo alla città e di segnare una Tau (una Croce) sulla fronte di tutti quegli uomini che, rimasti fedeli a Dio, sospirano e piangono per tutti gli abomini della città. Quel segno di Salvezza preserverà questi giusti dallo sterminio che ormai incombe sulla città a causa dei suoi peccati (Ez. 9,6).
Quell’uomo vestito di lino, con la borsa di scriba al fianco, ci riporta a Gesù che con l’annuncio del suo Vangelo e la Croce, salva tutti i credenti in Lui. Il nome “Cristo” significa Unto, Consacrato. Infatti Egli fu spiritualmente Unto dallo Spirito Santo di Dio, suo Padre. “Davvero in questa città si radunano insieme contro il tuo santo Servo Gesù, che hai Unto come Cristo” (At 4,27). L’Unzione che riceviamo si fa sulla carne, ma il suo effetto si estende all’anima ed anche al corpo, come dice San Giacomo (Gc 5,14-15).

”La Forza dirompente della Pietà Popolare”

Nell’ Instrumentum laboris troviamo diversi riferimenti alla religiosità popolare. Mi  ricollego soprattutto al numero 13 del documento dove si legge che in alcune regioni o nazioni «si conservano tuttora molto vive tradizioni di pietà e di religiosità cristiana; ma questo patrimonio morale e spirituale rischia oggi di essere disperso sotto l’impatto di molteplici processi, tra i quali emergono la secolarizzazione e la diffusione delle sette. Solo una nuova evangelizzazione può assicurare la crescita di una fede limpida e profonda, capace di fare di queste tradizioni una forza di autentica libertà…». Anche il numero 83 del documento sottolinea che «la Chiesa ha bisogno di non perdere il volto di Chiesa “domestica, popolare”»

In questo contesto vale la pena ricordare ciò che, su questo argomento, scrive il Papa Paolo VI nell’Evangelii Nuntiandi. Il Papa presenta la religiosità popolare come una via di evangelizzazione e dice espressamente «qui tocchiamo un aspetto dell’evangelizzazione che non può lasciare insensibili» (n. 48). Secondo Paolo VI «la religiosità popolare, si può dire, ha certamente i suoi limiti […] Resta spesso a livello di manifestazioni cultuali senza impegnare un’autentica adesione di fede […] Ma se è ben orientata, – afferma il Papa – soprattutto mediante una pedagogia di evangelizzazione, è ricca di valori. Essa manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere; rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; comporta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione» (n. 48).

Il beato Giovanni Paolo II nel suo Magistero ha dedicato particolare attenzione al fenomeno della religiosità popolare. Secondo il beato pontefice, la religiosità popolare non è altro che «una fede radicata profondamente in una cultura precisa, immersa sin nelle fibre del cuore e nelle idee, e soprattutto condivisa largamente da un popolo intero, che è allora popolo di Dio».
1 Il Santo Padre fa risalire la dimensione “popolare” del cristianesimo al Cenacolo di Pentecoste, quando la Chiesa uscì in modo dirompente dalla cerchia del piccolo gruppo dei primi discepoli. Il carattere “popolare” del cristianesimo è, a suo avviso, essenziale perché esprime la cattolicità della Chiesa. La dimensione popolare, presente sin dalle origini della Chiesa – come testimoniano gli Atti degli Apostoli – costituisce un dono e un appello a cui devono prestare attenzione soprattutto i Pastori che hanno il compito della guida e del discernimento. Nel discorso citato, Giovanni Paolo II ribadisce con forza che «la Chiesa cattolica non può essere ridotta a un cenacolo, a un’élite spirituale o apostolica».
2 Per questa ragione nella pastorale bisogna «evitare i falsi dilemmi: o l’élite o la massa – la qualità dei cristiani o la quantità – una Chiesa orientata verso l’interno o verso l’esterno».
3 La storia del cristianesimo ci insegna – diceva il Papa – che le scelte esclusive conducono sempre a una mutilazione della Chiesa. Il beato Giovanni Paolo II ci indica, dunque, una importante regola pastorale che ci mette in guardia di fronte alla tentazione di scelte esclusiviste e unilaterali, cioè quelle aut aut invece di quelle et et .

Pontificio Consiglio Laici

Giovedì Santo ” Li amò sino alla fine ”

Catechesi del Parroco

Con l’istituzione dell’Eucaristia Cristo lega per sempre se stesso alla Chiesa, sua SPOSA, con il vincolo di un amore indistruttibile.

Il rito della Lavanda dei piedi non è una suggestiva commemorazione del gesto compiuto dal Cristo duemila anni fa, ma un’azione che opera ORA in noi, nell’assemblea…la stessa purificazione che operò negli apostoli.

Riceviamo questo servizio per diventare a nostra volta capaci di compierlo per gli altri: ”Se non ti laverò, non avrai parte con me..’

Capirai dopo, aggiunge Gesù.
Accettiamo con spirito di fede e con pazienza, aspettando di capire dopo!

Simboli biblici: ”La Stella”

Il simbolo biblico della stella nell’Antico Testamento si trova, in particolare, nel libro dei Numeri, nell’episodio dell’asina parlante di Balaam. Costui per ordine di Balak, re di Moab, nemico del popolo d’Israele, doveva maledire il popolo d’Israele giunto alle soglie della terra promessa.
Il re Balak intima a Balaam; «Vieni, e maledici questo popolo, perché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo e potrò scacciarlo dal paese; so infatti che chi tu benedici e benedetto e chi tu maledici e maledetto» (Nm 22,6).
Balaam, dopo alcune resistenze, cede e s’incammina per pronunciare la maledizione su Israele. Ma l’angelo del Signore si pone sulla strada per ostacolarlo (cfr.Nm 22,22). Egli non lo vede, ma lo vede la sua asina: «L’angelo del Signore stava ritto sulla strada con la spada sguainata in mano e deviò dalla strada e cominciò ad andare per i campi». Balaam percuote l’asina per rimetterla sulla strada, ma essa nonostante le percosse si accovaccia sotto di lui e si mette a parlare: «Non sono io la tua asina sulla quale hai sempre cavalcato fino ad oggi? Sono forse abituata ad agire così?» (22,30). Balaam comprende che Dio stesso è contro di lui e l’asina obbedisce a Dio. Da mago, grazie alla sua asina che scorge i segni di Dio, diviene profeta e pronuncia una lunga benedizione sul futuro del popolo di Dio: «Io lo vedo, ma non ora,io lo contemplo, ma non da vicino:una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (cfr. Nm 24,17-18). La stella che Balaam vede spuntare da Giacobbe, fa riferimento a Davide che diverrà re d’Israele, sottomettendo i popoli di Moab e di Edom.
Nel Nuovo Testamento, gli evangelisti Luca e Matteo, comprendono che quella stella riguarda Gesù, il vero Messia, re di pace. Luca afferma che «Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32). L’evangelista Matteo associa la stella che guida i magi alla regalità di Gesù. La stella guidò i magi dall’Oriente verso Gerusalemme per adorare il re dei Giudei. Al re Erode dicono: «Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2-11). Quando Erode li invia verso Betlemme ecco che «La stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima». La stella che guida a Gesù è Gesù stesso.
Nell’Apocalisse Gesù risorto si autodefinisce stella, ma con la qualità nuova della risurrezione: «Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino» (Ap 22,16). Gesù, discendente di Davide, vero re, è la stella radiosa del mattino, la più brillante che precede l’alba del giorno di Dio. Come la prima stella del firmamento accende la luce del giorno così Gesù, con la sua risurrezione, ha acceso già il giorno che non avrà mai fine.

Ed. Paoline

Domenica delle Palme – ‘Osanna al Figlio di Davide’

Catechesi del Parroco

‘Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme” (Lc 9, 51). Il viaggio, rinnovato ogni anno nella liturgia, giunge alla sua meta all’inizio delle Settimana Santa, che si apre solennemente, la Domenica delle Palme, con il glorioso ingresso di Cristo nella Città Santa, ove, quale Agnello immolato, egli consumerà la nuova Pasqua portando a compimento la sua missione redentrice. Insieme con lui, entriamo anche noi per condividere i giorni della sua Passione, immergendoci nella sua morte e risorgere con lui a nuova vita.
Ogni cristiano che, lungo il cammino quaresimale, si è impegnato nella lotta contro il male e nello sforzo ascetico ha tenuto lo sguardo contemporaneamente rivolto a Dio e a se stesso, ora è invitato dalla liturgia a non avere occhi che per Cristo.
E’ la sua persona – il suo volto, la sua voce e il suo silenzio – a riempire questo sacro tempo. Guardando al Cristo – nel quale è presente tutto il genere umano – assistiamo allo svolgersi e al concludersi del nostro stesso dramma personale e di quello dei nostri fratelli.
La liturgia, infatti, non è soltanto un’azione a cui assistere, ma un evento a cui partecipare. Ci troviamo, quindi, a patire insieme con il Figlio di Dio le nostre sofferenze che egli ha fatte sue e siamo sollecitati ad assumere il suo stesso atteggiamento interiore di filiale obbedienza e di amore verso il Padre e verso il prossimo; amore che si manifesta in mansuetudine, dolcezza di carità, magnanimità, perdono.
Modello sublime di questa com-passione è la Vergine Madre. Di lei la liturgia ci fa sentire l’intenso dolore nello stesso grido del Figlio morente, ma ancora di più ci fa sentire la forza del suo silenzio adorante. Ella è tutta un si al Padre, un consenso che dilata la sua maternità di grazia su un piano incommensurabile.

Vivere con Maria la Passione del Signore è quanto è chiamata a fare la Chiesa, e perciò ogni cristiano. Non si tratta, però, di una compassione sentimentale, puramente emotiva, ma di una pronta e generosa volontà di offerta al Padre, in solidarietà con tutti i fratelli per i quali il sangue di Cristo viene sparso sulla croce. E’ in questo modo che il cristiano è chiamato a essere protagonista della tragedia del Calvario. In virtù di una fede forte e di un amore ardente egli si unisce, si immerge nella grazia del mistero di Cristo liturgicamente rinnovato, e contemporaneamente assume ogni umano dolore – personale e sociale – per farlo confluire nella sfera della Passione redentrice. Ogni uomo, infatti, come pure l’umanità di ogni epoca storica, ha un suo mistero di dolore, legato direttamente o indirettamente a una storia di colpa. E’ proprio questo che il Cristo ha sofferto allora e che egli, in noi, oggi continua a soffrire e a offrire, affinché tutto il male sia redento dal dolore e dall’amore. Quando il cristiano, consapevolmente, vive l’ <<ora>> del Cristo, non si estranea dalla storia; al contrario, vive l’ <<ora>> drammatica del mondo attuale. Con il Cristo si rimette totalmente nelle mani del Padre in abbandono fiducioso, scende nella profondità delle tenebre, sperimenta l’estrema umiliazione e la morte, e non la subisce quale peso dell’ira vendicatrice di Dio contro l’uomo peccatore, ma l’abbraccia come prova d’amore del Padre che, in Cristo, scende nella nostra morte per trasformarla in vita.

La liturgia della Settimana Santa è certamente la più ricca di pathos religioso e anche umano: a contatto con essa l’anima nostra ne resta intensamente pervasa e acquista una particolare capacità di mettersi in sintonia con i sentimenti del Signore Gesù, della Vergine Madre e della Chiesa, così da abbracciare gli uomini di ogni lingua, popolo e nazione e per essi offrire la propria vita.

Buona Settimana Santa a tutti i lettori di Maria SS delle Grazie

(tratto dal libro dell’Abbadessa benedettina Anna Maria Cànopi ” La Grande Settimana ”)

 

Buon Triennio Pastorale!

Catechesi del Parroco

Programma Pastorale per il triennio 2017-2020

don francesco russo parroco dal 2001

Tema: ” Una generazione narra all’altra: l’urgenza dell’annuncio nel mondo contemporaneo”
Parola di riferimento: Lettera ai Romani 10, 11-17

11 Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12 Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. 13 Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
14 Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? 15 E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!
16 Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato? 17 Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo.


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