L’”Eccomi” di Maria per vivere il tempo dell’Avvento

La domenica appena trascorsa ci ha introdotti nel tempo dell’Avvento, un periodo speciale di preparazione al rinnovarsi del mistero dell’Incarnazione del Verbo di Dio fattosi uomo nel grembo di Maria.

L’”ECCOMI” DI MARIA

La storia della salvezza nasce da questa semplice parola pronunciata da Maria di fronte all’”enormità” dell’annuncio dell’angelo. Siamo chiamati a riflettere sul fatto che questa giovane fanciulla, certamente turbata, si fida immediatamente di quanto le viene rappresentato pur comprendendo, anche se confusamente e fin da subito, il carico di gioia e di dolore che la scelta di Dio avrebbe comportato per la sua vita. A differenza di quanto noi siamo abituati a fare in ogni frangente importante, Maria non fa alcun calcolo sul futuro, ma vive pienamente il “qui ed ora” dell’oggi mettendosi completamente a disposizione del Signore.
Maria dice “Eccomi”. Sono qui. Adesso. È l’espressione più bella di tutta l’umanità. È l’affermazione di chi dichiara di esistere non nel ricordo di ciò che è passato, né nei progetti di ciò che dovrà accadere domani, ma qui ed ora, in questo istante. Il primo vocabolo della nostra fede è quest’Eccomi. Dovremmo impararlo a pronunciare ogni mattina. Davanti a tutte le circostanze. Nell’ora della gioia, come in quella del dolore: Eccomi. Sono qui, voglio affrontare, mi voglio fidare. Non capisco tutto ma metto ciò che posso, cioè metto ciò che sono ora».
Eccomi! è affidarsi ogni giorno a Dio, come Maria.

Non è per niente facile per noi ripetere “Eccomi” e, solo con il Suo aiuto e attraverso la preghiera, possiamo cercare almeno di avvicinarci a quel Si incondizionato:
«Santa Maria, Vergine del Sì. Tu che con la tua consapevole incoscienza ci insegni a pronunciare gli eccomi decisi della vita, aiutaci a riconoscere ciò che vale il rischio da ciò che non lo vale. Fa’ che riusciamo di nuovo a prendere sul serio ciò che il nostro cuore intuisce, e liberaci dalla tentazione di calcolare tutto, perché tolte le debite prudenze, i calcoli sono quasi sempre troppo stretti per contenere la vita». don Luigi M. Epicoco

Vangelo – ” State attenti a voi stessi…” Lc 21, 34

Vangelo

L’Avvento, con cui inizia l’anno liturgico, si caratterizza come un tempo da vivere sotto il segno della venuta del Signore. È infatti tempo di preparazione alla venuta storica del Figlio di Dio, ricordata nella solennità del Natale, ma anche tempo propizio per farsi attenti alla venuta escatologica del Signore. Si tratta di due venute reali, inscindibili, seppur dilatate nel tempo.
Nella liturgia odierna la venuta di Gesù nella carne, il mistero dell’incarnazione, è adombrata nella voce profetica di Geremìa: il Signore manterrà, a suo tempo e nel modo noto a lui solo, le promesse fatte al suo popolo (I Lettura); le immagini sconvolgenti, ma non senza speranza, della pagina evangelica richiamano invece la venuta del Signore alla fine dei tempi.
Tra queste due venute si colloca il tempo della Chiesa, da vivere per ogni credente con buona coscienza per piacere a Dio. Di fronte alla logica edonistica imperante Gesù ci esorta a uno stile di vita sobrio che vigili sulle vibrazioni del proprio mondo interiore e che poggi sulla forza della preghiera (Vangelo); e, di fronte all’insidia dell’individualismo, sta il caloroso invito di san Paolo a crescere nella fraternità (II Lettura).

Vangelo – Solennità di Cristo Re dell’Universo: LA SIGNORIA NELL’AMORE

Celebrazioni&Solennità Vangelo

Gesù è un Re diverso dai potenti di questo mondo.
La sua signoria non si impone con la violenza, ma si espande grazie alla testimonianza della verità.
La sua voce la può ascoltare chi è dalla verità, chi si lascia generare da essa e trova l’autenticità di sé stesso nella verità delle relazioni con Dio, con gli altri, con le creature che popolano l’universo.
Di quale verità si parla? Di quella annunciata dall’Apocalisse: la verità di un amore che ci libera dal male attraverso il dono della vita offerta fino all’effusione del sangue, mentre i poteri di questo mondo si impongono versando il sangue degli altri, in particolare di nemici e oppositori.
Gesù realizza il suo Regno donando il proprio sangue per riconciliare anche i nemici. Accogliere la sua signoria significa, allora, volgere lo sguardo al trafitto, per imparare da lui ad amare e a vivere nel primato dell’amore. Come afferma il profeta Danièle (I Lettura), il regno di Gesù non sarà mai distrutto perché Gesù, proprio quando la sua vita sembra essere annientata, continua ad amare in modo pieno. A non essere distrutta è la forza di questo amore. (tratto dal foglietto LaDomenica)

V Giornata dei Poveri – ”Dio ama i poveri”

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Dio ama i poveri
Quando ho fame, mandami qualcuno da sfamare.
E quando ho sete, mandami qualcuno che ha bisogno di bere. Quando ho freddo, mandami qualcuno da scaldare. E quando sono triste, mandami qualcuno a cui dare conforto. Non esiste povertà peggiore che non avere amore da dare.
Se non sai riconoscere Cristo nei poveri non potrai trovarlo neppure nell’Eucaristia. Una sola, identica, uguale fede illumina entrambe le cose.
Santa Teresa di Calcutta

GM – V GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

GiornateMondiali

«I poveri li avete sempre con voi» (Mc 14,7)

Si conclude domani , 14 Novembre, la V Giornata Mondiale dei Poveri. Alle 10,30 Mons. Spinillo presidierà la Celebrazione Eucaristica al Centro Caritas “Madre Teresa di Calcutta” di Aversa (in via Sant’Agostino), che sarà seguita da un momento di condivisione. Ma tutte le comunità e foranie della diocesi si impegneranno a curare una celebrazione domenicale e a vivere un momento di condivisione con le persone accompagnate dai centri caritas del territorio. “I poveri – conclude il vescovo di Aversa – sono fratelli e sorelle con i quali siamo chiamati a camminare verso la stessa meta: una società più giusta in cui tutti possono essere di sostegno al cammino degli altri, riconoscendo che tutto è dono di Dio. Un dono che va condiviso in fraternità”.

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Vangelo – La vedova con un ‘cuore grato’

Vangelo

Solamente i più poveri sanno amare in questo modo! Come la vedova del Vangelo che nel tesoro di Dio «nella sua miseria ha gettato… tutto quanto aveva per vivere» (Vangelo). Questi santi nascosti che non trattengono per sé stessi né i beni né la loro stessa vita, sono grandi, sono immagine vivente di Gesù! Mettiamoci alla loro scuola, affidando a Gesù sommo sacerdote il peccato del nostro non saper condividere. Diventeremo così strumenti di una cultura di fraternità e il Signore, come già per Elìa, farà sovrabbondare la sua Provvidenza. (LaDomenica)