IL DONO SETTIFORME
La preghiera epicletica chiede per i confermandi il dono settiforme, la ricchezza dei doni dello Spirito secondo l’elenco riportato nel libro del profeta Isaia (11,2). L’orazione dice:
” Dio onnipotente,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che hai generato questi tuoi figli
dall’acqua e dallo Spirito Santo
liberandoli dal peccato,
infondi in loro il tuo santo Spirito Paraclito:
spirito di sapienza e di intelletto,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di scienza e di pietà,
e riempili dello spirito del tuo santo timore.
Per Cristo nostro Signore”
Come a Cristo, così al cristiano confermato. “Lo Spirito conferisce al Messia le virtù eminenti dei suoi grandi antenati: la saggezza e l’intelligenza di Salomone, la prudenza e il vigore di Davide, la conoscenza e il timor di Dio dei patriarchi e dei profeti, Mosè, Giacobbe e Abramo” (Bibbia di Gerusalemme, nota a Is 11,3).
Le stesse virtù sono donate al confermato plasmato dalla potenza dello Spirito santo nella radicalità del suo essere per divenire creatura spirituale, capace di instaurare rapporti di carità con Dio e con il prossimo.
I sette doni, infatti, investono tutte le facoltà della persona perchè la grazia battesimale che costituisce l’uomo figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo, tempio dello Spirito santo e membro della Chiesa, riceva un rinnovato vigore per divenire sempre più icona dell’icona del Padre nello Spirito.
Il dono settiforme, dunque, è effuso per conformare il credente a Cristo, l’unto del Padre, inviato ”a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti…”(Is 61,2).
I doni che lo Spirito porta sono come la rugiada che irrora la terra arida perchè produca frutti:” Il Signore promise di mandare il Paraclito che ci rendesse ben disposti a Dio. Come infatti dalla farina asciutta non si può impastare una sola massa senza l’acqua, nè un solo pane, così neppure noi, essendo molti, potevamo formare una cosa sola in Cristo Gesù senza l’acqua che è dal cielo. E come la terra arida non può produrre frutti se non riceve acqua, così anche noi, che eravamo prima legno secco, non avremmo mai dato frutti di vita senza la pioggia celeste mandata liberamente. Perciò noi abbiamo bisogno della rugiada di Dio, perchè non dobbiamo bruciare, nè rimaniamo senza frutti”.(sant’Ireneo, Adversus haereses III, 17, 1-3). Lo Spirito con i suoi sette doni è la rugiada per l’umanità assetata, resa feconda dall’acqua viva ( cfr. Gv 7 ,38). I Padri hanno inteso i sette doni come scala per giungere a Dio, tappe che il cristiano deve percorrere per portare a compimento il processo di configurazione a Cristo, modello di vita per ogni credente.
Sant’Agostino, parlando dei doni dello Spirito, diceva:” Queste sette operazioni ci affidano lo Spirito santo che, per discendere verso noi, comincia con la Sapienza e finisce con il Timore. Per noi che saliamo, cominciamo dal timore e finiamo con la sapienza, perchè l’inizio della Sapienza è il Timore di Dio”. (Sermones 148,5) Sant’Anselmo, poi, legge i sette doni alla luce della vita attiva e contemplativa: “I primi cinque doni dello Spirito santo si riferiscono alla vita attiva; i due ultimi, cioè l’intelletto e la sapienza, appartengono alla vita contemplativa”. (De similitudinibus 132).
Per attivare i sette doni è necessario che il credente accolga con umile disponibilità lo Spirito santo, riconoscendo in lui l’operatore mirabile della crescita nella vita spirituale. Lo Spirito Santo, infatti, ne è il protagonista perchè il cuore del cristiano è la sua abitazione. La sua azione consiste anzitutto nel lasciar trasparire il volto di Cristo nei credenti, rischiarando le opacità della vita. La Chiesa nei credenti, rischiarando le opacità della vita. La Chiesa chiede questa luce nella sequenza di Pentecoste:
” Lava ciò che è torbido,
irriga ciò che è arido,
risana ciò che è ferito.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
governa ciò che è sviato”.