In questa solennità la liturgia ci propone l’episodio della moltiplicazione dei pani che ha trovato nell’evangelista Luca una lettura che richiama all’Eucarestia. Troviamo in esso, infatti, le azioni del prendere, del benedire, dello spezzare e del dare: tutti gesti che ci riportano all’Ultima Cena e che sarà possibile ritrovare anche nel celebre racconto dei discepoli di Emmaus.
Gesù è in mezzo alla folla, insegna e guarisce: due ”azioni” proprie della compassione, del riconoscere cioè nell’altro una debolezza che va incontrata, accolta, curata; compassione che è ben diversa dal semplice ”sentire pena” perchè quando è vera, essa si trasforma in agire, in un impegno pratico e non si limita ad un vago sentimento di pietà. Gesù, infatti, continua a preoccuparsi della gente anche quando i suoi stessi discepoli lo invitano a congedarla così che da sè trovi altrove da mangiare e da dormire. Essi, come avremmo fatto anche noi, pensano che le persone siano troppe, che sia impossibile nutrirle, non si sentono all’altezza della situazione. Ma Gesù dà loro fiducia, gli dice che possono dare loro stessi da mangiare. Devono andare a vedere quello che hanno, quello che possono mettere a disposizione. Il resto lo farà Lui. E’ in fondo, quanto dobbiamo fare noi: avere più fiducia in noi stessi, considerare le nostre capacità e possibilità, non spaventarci dei nostri pochi mezzi, interiori ed esteriori, e non delegare. Se Cristo ci ha messo il suo Corpo tra le mani, se ci ha chiamati a sè e non vuole lasciarci andare, se ci ha affidato delle persone di cui prenderci cura, se si fida di noi, perchè a volte scappiamo, ci deresponsabilizziamo? Cosa ci impedisce di andare a scrutare in noi stessi per capire cosa possiamo dare a Dio e al prossimo? Cosa ci blocca? Il non sentirci in grado, il non essere abbastanza preparati, la paura di sbagliare…? I motivi possono essere tanti, ma devo chiedermi se sono motivi validi, e se posso migliorare con un pò di im,pegno. Gesù non ha sostituito i dodici in quello che potevano fare, li ha invece sostenuti e ”impiegati” per la distribuzione di quell’abbondanza che può venire solo dalle sue mani. Nessuno è rimasto a digiuno: questo è l’obiettivo di Cristo, sfamare tutti. Se allora questi ”tutti” ci staranno a cuore, se la loro ”fame” entrerà come una sana preoccupazione in noi, se ci daremo pensiero per loro allora non ci sarà blocco o paura che potranno impedirci di considerare cosa noi possiamo mettere a disposizione.
Preghiera: Io sono in cammino, Signore, con tutto il tuo popolo. Tu mi doni Te stesso perchè io possa farmi ”tutto a tutti”, possa offrire quello che sono e quello che ho. Fà che nulla mi fermi nel donare; soprattutto la poca fiducia in me stesso.
Agire: Nella mia preghiera durante la santa Messa metterò nelle mani di Dio quello che sono e posso fare, perchè Lui mi ”impieghi” come meglio crede.
Tratto da Messa&Meditazione