Perchè consacrarsi a Maria?

Mercoledì 1 luglio è la giornata dedicata alle associazioni e gruppi mariani. In programma nuove consacrazioni e promesse di offerte di vita alla Madre del Signore dai vari gruppi mariani parrocchiali.
Perché consacrarsi a Maria? “Consacrarsi alla Madonna” vuol dire, in sostanza, accoglierla come vera madre nella nostra vita, sull’esempio di Giovanni Evangelista, perché Lei per prima prende sul serio la sua maternità su di noi: ci tratta da figli, ci ama da figli, ci provvede tutto come a figli.
“La consacrazione consiste nel promettere a Maria di ricorrere filialmente e costantemente a Lei e di vivere in un abituale dipendenza dal suo sguardo per arrivare ad una più intima unione con Nostro Signore e per Lui con la SS. Trinità che vive in noi” – “Il motivo è che Dio vuole servirsi di Maria nella santificazione delle anime, dopo essersi servito di Lei nell’incarnazione”
Secondo san Tommaso Maria ricevette questa nuova ed eccellentissima santificazione per contagiare della sua grazia e per comunicare questa sua grazia a tutti coloro che avrebbe incontrato.
Così avvenne per Elisabetta, che all’incontro con Maria fu riempita di Spirito Santo e certamente anche per San Giuseppe e per tutti gli altri.

Durante la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Rev.mo don Alessandro Ferraro, le si dirà alla presenza di tutta la Corte Celeste: ‘Sono tutto a tua disposizione. Sono contento di vivere con te e per te’ .
Affidarsi a Maria non è una cosa fuori del Vangelo.
Anzi, è il Vangelo stesso che lo dice.
Gesù dalla croce ha detto a Maria: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26) e a Giovanni “Figlio, ecco tua madre” (Gv 19,27).
E Giovanni, mosso dallo Spirito di Gesù, subito “l’accolse con sé” (Gv 19,27).

Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria

Il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa celebra la memoria liturgica del Cuore Immacolato di Maria.
San Giovanni Eudes (1601-1680) che fu padre, dottore e primo apostolo di questa devozione, come risulta dalle dichiarazioni di Leone XIII (1903) e di Pio X (1909), non separava mai i due Cuori nei suoi progetti liturgici. Con alcuni suoi discepoli, nel 1648, il santo cominciò a celebrare la festa del Cuore di Maria, componendo i testi liturgici per la Messa; ma solo nel 1805 Pio VII decise di permetterne la celebrazione a tutti quelli che ne avrebbero fatto esplicita richiesta. Nel 1864 alcuni vescovi chiesero al Papa la consacrazione del mondo al Cuore di Maria. La prima nazione che si consacrò al Cuore di Maria fu l’Italia, in occasione del Congresso Mariano di Torino del 1897.

Di questa devozione egli ci dice: “Nel Cuore santissimo della prediletta Madre di Dio, noi intendiamo e desideriamo soprattutto venerare e onorare la facoltà e capacità naturale e soprannaturale di amare che la Madre dell’amore tutta impegnò nell’amare Dio e il prossimo. Poiché sia che il cuore rappresenti il cuore materiale che portiamo in petto, organo e simbolo dell’amore, o piuttosto la memoria, la facoltà d’intendere con cui meditiamo, la volontà, che è radice del bene e del male, la finezza dell’anima per la quale si fa la contemplazione, in breve, tutto l’interno dell’uomo (noi non escludiamo alcuno di questi sensi) intendiamo e vogliamo soprattutto venerare e onorare prima di ogni cosa e sopra ogni cosa, tutto l’amore e tutta la carità della Madre del Salvatore verso di Dio e verso di noi” (Devozione al Sacro Cuore di Maria, Caen, 1650, p. 38 e Cuore ammirabile, l. i, c. 2).

Come nella Messa del Cuore di Gesù si celebra l’amore misericordioso di Dio per la Chiesa, così nella liturgia del Cuore di Maria si contempla il cuore di Maria completamente abbandonato alla volontà del Padre.
Sant’ Agostino è stato uno dei primi Padri a cogliere in Maria “lo scrigno di tutti i misteri”, in particolare del mistero dell’Incarnazione, giungendo all’affermazione che “Maria ha concepito nell’orecchio prima che nel grembo”.
Cuore e orecchio sono legati da un filo sottile. Nella scrittura centinaia sono le espressioni nelle quali compare la parola orecchio o il verbo ascoltare, facendo sempre riferimento alla possibilità o alla grazia di poter ascoltare una parola. La Liturgia della festa sottolinea come il cuore della Vergine fosse costantemente proteso all’ascolto e all’approfondimento della Parola di Dio.
Maria medita nel suo cuore gli eventi in cui è coinvolta insieme a Gesù, cercando di penetrare il mistero che sta vivendo: conservare e meditare nel suo cuore tutte le cose, le fa scoprire la volontà del Signore. Nell’iconografia Ortodossa, uno dei canoni fondamentali che deve avere un’icona Mariana, per essere compiutamente definita tale, è proprio quello di lasciare scoperto l’orecchio destro di Maria, per esprimere questa realtà profondissima di fecondità, che in Lei è arrivata ad essere quasi divina, come conseguenza della Sua fede e del Suo totale ascolto della Parola.

19 giugno – Giornata di santificazione sacerdotale

Celebrazioni&Solennità

Uomini ”di Dio” che ”portano a Dio”
In una società che tutto ha contestato e messo in discussione, purtroppo, la figura del prete anche per le controtestimonianze e gli scandali di alcuni, non è stata risparmiata.
In queste poche righe vorremmo allora portare l’attenzione sui tanti preti che generosamente fanno il loro dovere nelle nostre parrocchie e comunità e, proprio per questo, non sono degnati di alcuna attenzione dai media. Parliamo dei preti che sono semplicemente ”preti”.
Infatti, ad eccezione di chi per varie ragioni ha ricevuto un’incarico inerente a specifiche problematiche sociali, come disoccupazione, salute, dipendenze…il prete non è un sociologo nè uno psicologo; non è un sindacalista nè un attivista politico; nè un surrogato di figure parentali assenti. No, il prete non è nulla di tutto questo, benchè sia attento alle problematiche connesse a questi ruoli, chiamando in causa, se necessario, le figure competenti.
In questo tempo di rapidi cambiamenti sono molti gli attacchi alla fede e spesso il prete si trova in prima linea. Egli è ‘un uomo di Dio’ e, come ogni cristiano, non appartiene al mondo ma è ‘immerso nel mondo’ e ne sperimenta tutte le insidie. Questo è il suo posto. A differenza del religioso consacrato( suora, monaco, frate…) che vive una relazione particolare con le cose di Dio per portarle nel mondo, il prete vive nella mai conclusa opera di portare le persone e le cose del mondo nella realtà di Dio. E’ un compito immane, ma in esso è assistito dalla grazia e dall’amicizia di Dio e dalla nostra preghiera.
Chiediamo al Signore che assista i nostri preti, li ricolmi dello Spirito Santo, li fortifichi nella fede. Possano essi continuare a guidare con amore il gregge loro affidato, ad annunciare con coraggio il Vangelo, a celebrare con sacra devozione il Sacrificio Eucaristico. Si, ne siamo certi! Per la loro santità alle nostre comunità non verranno mai a mancare la Parola di Verità e il Pane di Vita.

(riflessione tratta dal foglietto ‘la-Domenica’ del 21 giugno 2020)

Solennità del Sacro Cuore di Gesù

”Con tale solennità si venera il Cuore di Gesù, indissolubilmente unito alla Sua divinità, e simbolo dell’amore che il Salvatore ha per noi uomini. Gesù ci guarda, ci ama e ci rispetta. È tutto cuore e tutta misericordia. Andiamo con fiducia a Gesù, Lui ci perdona sempre” ”.  Papa Francesco

Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. (Mt 11, 28-30)
Incoronato di spine, sovrastato dalla croce e ferito dalla lancia, a eterna memoria del gesto più grande che Gesù ha fatto per noi: sacrificare la propria vita per la salvezza dell’umanità. Infine, circondato dalle fiamme che simboleggiano l’ardore misericordioso che Cristo prova per i peccatori. Così l’iconografia rappresenta il Sacro Cuore di Gesù, la cui festa si celebra oggi, nell’Ottava del Corpus Domini.

Santa Margherita Alacoque: la messaggera del Cuore di Gesù
Margherita Alacoque è una suora delle Visitandine che visse nel convento francese di Paray-le-Monial, sulla Loira, dal 1671. Ha già fama di grande mistica quando, il 27 dicembre 1673 riceve la prima visita di Gesù che la invita a prendere all’interno del consesso dell’Ultima Cena il posto che fu di Giovanni, l’unico apostolo che fisicamente riposò il suo capo sul petto di Gesù. “Il mio cuore divino è così appassionato d’amore per gli uomini che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per questo grande disegno”, le dice. L’anno successivo Margherita ha altre due visioni: nella prima c’è il cuore di Gesù su un trono di fiamme, più lucente del sole e più trasparente del cristallo, circondato da una corona di spine; nell’altra vede Cristo sfolgorante di gloria, con il petto da cui escono fiamme da ogni parte, tanto da sembrare una fornace. A questo punto Gesù le parla e le chiede di fare la Comunione ogni primo venerdì per nove mesi consecutivi e di prostrarsi a terra per un’ora la notte tra il giovedì e il venerdì. Nascono così le pratiche dei nove venerdì e dell’ora Santa di Adorazione. In una quarta visione, poi, Cristo chiede l’istituzione di una festa per onorare il Suo Cuore e per riparare, attraverso la preghiera, le offese da Lui ricevute.

In ricordo di Mons. Cece a 40 anni dalla morte. ‘Quasi un francescano’

Diocesi di Aversa

È ancor vivo nella memoria di quanti hanno conosciuto il vescovo Antonio Cece – ed hanno partecipato al suo congedo da questa terra – l’affetto con l’intensa corale partecipazione alla Messa esequiale celebrata il 12 giugno 1980 nella Cattedrale di Aversa, gremita da numerosi vescovi, sacerdoti, seminaristi, fedeli, religiosi, autorità, studiosi, amici e poveri.
Nella sua vita sacerdotale ed episcopale, Mons. Cece ha amato la Chiesa con squisito stile pastorale e carità culturale, ha contribuito fortemente all’edificazione della Chiesa, soprattutto con le sue doti umane, teologiche e pastorali.
Vogliamo ricordare con gratitudine il suo illuminato e generoso servizio nel nostra Chiesa particolare, affidandoci alla sua fraterna intercessione.

“Amo la Chiesa cosi com’è.
Che cosa sarebbe il cielo senza Dio?
Che cosa sarebbe la terra senza la Chiesa?
Io l’amo con lo stesso amore di Dio”.
(Antonio Cece Vescovo, Amo la Chiesa, Diocesi di Aversa 2005, p.22)

La Chiesa di Aversa lo ricorda così: ⇒ http://www.diocesiaversa.it/in-ricordo-del-vescovo-antonio-cece-a-40-anni-dalla-morte/

Solennità del Ss. Corpo e Sangue di Cristo

Celebrazioni&Solennità

“L’unica spiga, Cristo,
ha dato il pane del cielo infinito.
Finirono i cinque pani da lui spezzati,
ma un pane egli spezzò che vinse la creazione: più lo spezzi, più si moltiplica.
Ricolmò a Cana le giare di vino abbondante:
lo si attinse, lo si bevve e finì

benché fosse moltiplicato.
Ma la bevanda che offrì nel calice,
anche se modesta,
fu di potenza senza limiti.
È un calice che contiene tutti i vini.
Unico è il pane che spezzi senza limite,
unico è il calice in cui mesci il vino senza fine.
Il grano, Cristo, seminato per tre giorni nella terra ha germinato e ha riempito il granaio della vita.”
(Sant’Efrem, il Siro)