”..come se foste loro compagni di carcere” (Ebrei 13,3)

Venerdì Santo: in carcere da Gesù.

Iniziamo questo racconto così: ‘Venerdì Santo in carcere da Gesù. Si, proprio così da Gesù.
La mattina di quel venerdì di duemila anni fa Gesù era in prigione prima che si avviasse al Golgota.
Venerdì Santo quattro persone della nostra comunità hanno fatto esperienza di quest’opera di misericordia poco conosciuta: ‘Visitare i carcerati’ così come ci invita l’apostolo Paolo nella lettera agli Ebrei: “Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere” (Ebrei 13,3)

Quest’opera di misericordia è una delle più difficili da praticare, giacché il carcere non è un ambiente aperto e accessibile a chiunque. Le leggi e i regolamenti consentono visite esclusivamente a persone autorizzate e a volontari preparati. Beh, grazie a don Salvatore Saggiomo, cappellano del carcere penitenziario di Secondigliano, abbiamo visitato un padiglione del carcere e insieme ai detenuti recitato la ‘Via Crucis‘ nei giardini interni al carcere. Ogni stazione della Via Crucis aveva una meditazione scritta dagli stessi detenuti nel corso degli anni. Riflessioni toccanti e strazianti che rivelano quanto dolore regna nei loro cuori. Insomma, abbiamo toccato con mano la loro prigionia.
Gesù dice: ‘L’hai fatto a me’.
Si, Gesù a Te che eri in carcere per noi!
La religione, se non esprime questo, rischia di diventare un totem pericoloso. Gesù rivela i criteri di validità delle nostre scelte in poche, concrete parole: fame, sete, nudità, infermità, carcere(Mt 25).

N.d.A: Le catene che ci tengono imprigionati non sono solo quelle del carcere. Si può essere liberi in carcere e prigionieri in libertà. La liberazione non è la libertà: si può uscire dal carcere, ma restare prigionieri di una coscienza serva e corrotta. La libertà è un luogo dell’anima, un territorio di difficile conquista.
Facciamo esperienza quotidianamente di tante schiavitù che limitano la nostra autonomia, avviliscono la dignità umana.
Spesso anche noi ci sentiamo schiacciati da dolorosi fallimenti, rinchiusi in un ergastolo interiore, a causa di inquietanti sensi di colpa per errori passati.

I giovani AC, RnS e CS

55a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

ComunicazioniSociali

Qualsiasi comunicazione (scritta o parlata), lanciata indistintamente a tutti attraverso le modalità tecnologiche, è preparata da una persona e raggiunge un’altra persona, in maniera unica e specifica.

Quei dettagli di cronaca nel Vangelo
Ai primi discepoli che vogliono conoscerlo, dopo il battesimo nel fiume Giordano, Gesù risponde: «Venite e vedrete» (Gv 1,39), invitandoli ad abitare la relazione con Lui. Oltre mezzo secolo dopo, quando Giovanni, molto anziano, redige il suo Vangelo, ricorda alcuni dettagli “di cronaca” che rivelano la sua presenza nel luogo e l’impatto che quell’esperienza ha avuto nella sua vita: «Era circa l’ora decima», annota, cioè le quattro del pomeriggio (cfr v. 39). Il giorno dopo – racconta ancora Giovanni – Filippo comunica a Natanaele l’incontro con il Messia. Il suo amico è scettico:«Da Nazaret può venire qualcosa di buono?». Filippo non cerca di convincerlo con ragionamenti:«Vieni e vedi», gli dice (cfr vv. 45-46). Natanaele va e vede, e da quel momento la sua vita cambia. La fede cristiana inizia così. E si comunica così: come una conoscenza diretta, nata dall’esperienza, non per sentito dire. «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito», dice la gente alla Samaritana, dopo che Gesù si era fermato nel loro villaggio (cfr Gv 4,39-42). Il “vieni e vedi” è il metodo più semplice per conoscere una realtà. È la verifica più onesta di ogni annuncio, perché per conoscere bisogna incontrare, permettere che colui che ho di fronte mi parli, lasciare che la sua testimonianza mi raggiunga. (tratto dal Messaggio di Papa Francesco per la 55a GMCS)

Signore, insegnaci a uscire dai noi stessi,
e a incamminarci alla ricerca della verità.
Insegnaci ad andare e vedere,
insegnaci ad ascoltare,
a non coltivare pregiudizi,
a non trarre conclusioni affrettate.
Insegnaci ad andare là dove nessuno vuole andare,
a prenderci il tempo per capire,
a porre attenzione all’essenziale,
a non farci distrarre dal superfluo,
a distinguere l’apparenza ingannevole dalla verità.
Donaci la grazia di riconoscere le tue dimore nel mondo
e l’onestà di raccontare ciò che abbiamo visto. (Papa Francesco)

Verso la 55a GMCS: Informare e formare per una pastorale di comunione

Il 23 maggio 1971 è stata pubblicata l’Istruzione pastorale Communio et Progressio che approfondisce quanto già espresso nel decreto conciliare ‘Inter Mirifica’ circa gli strumenti di comunicazione sociale. Al n. 168 il documento recita: ”Si costituisca là dove è possibile un Ufficio diocesano o almeno interdiocesano. Uno dei suoi compiti principali sarà di studiare il piano pastorale diocesano e di curarne l’attuazione fino a livello parrocchiale, oltre al dovere di preparare in diocesi l’annuale celebrazione della giornata mondiale”.
Questo espresso da Communio et Progressio oggi è più che mai è fondamentale. Il ruolo dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali diventa centrale con la crescente diffusione dei media che ha portato le nostre comunità ecclesiali a ”uscire fuori” e ”abitare” le nuove piazze digitali.
Nella nostra diocesi l’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, insieme al settimanale Luce e Vita, al suo 97° anno di pubblicazione, ha accolto questa sfida già da alcuni decenni e, più di recente, si è costituito come luogo di incontro e di dialogo al servizio di tutta la comunità.
Uno dei primi compiti dell’UCS è quello di curare la ”comunione digitale”, ovvero di attuare un piano di comunicazione diocesana integrata coordinando i media attivi.
La prima missione è stata occuparsi del sito diocesano e dei canali social. L’èquipe dell’UCS oltre al reperimento delle notizie ha il compito di mantenere un costante collegamento con gli uffici diocesani, con le parrocchie e con le associazioni per far sì che possa svilupparsi una rete di collaborazione sinergica permanente.
La Chiesa, in questa epoca moderna, ha pensato di sfruttare le tecnologie per raggiungere vicini e lontani, ma anche solo curiosi e scettici; a tal proposito l’ufficio si occupa di disporre le dirette streaming(su Youtube e Facebook) sia in occasioni di celebrazioni di particolare interesse, sia di eventi e convegni che coinvolgono l’intera diocesi; in alcune circostanze, grazie alla collaborazione con l’emittente televisiva Tele Dehon, gli eventi sono trasmessi in chiaro in Puglia e Basilicata, Calabria e Campania. Ogni giovedì alle ore 14.00 l’Ufficio cura il notiziario diocesano con gli appuntamenti della settimana e le anticipazioni del giornale diocesano, trasmesso sui social e su Tele Dehon.
L’UCS, inoltre, ha al suo interno un Ufficio Stampa che cura le relazioni con i mass-media, si preoccupa della creazione di comunicati e dell’organizzazione di conferenze stampa. L’operato di questo Ufficio non poteva restare riservato a pochi e solo a livello diocesano, pertanto, di grande rilievo è l’impegno dell’èquipe nella formazione annuale per gli Animatori parrocchiali della Cultura e della comunicazione. Un percorso laboratoriale, giunto al suo decimo anno, che si svolge ogni mese da novembre a maggio, con la finalità di ”costruire” l’identità e il ruolo dell’animatore sino alla costituzione di un team parrocchiale, chiamata ECo (èquipe comunicazione) parrocchiale, con un preciso vademecum.
L’impegno dei membri dell’Ufficio Comunicazioni Sociali è ricambiato dall’entusiasmo dei partecipanti che, durante le varie dirette (in questo tempo pandemico) interagiscono come fossero presenti agli eventi, ed è motivato dalla partecipazione ai laboratori; in questi anni, infatti, sempre più giovani, provenienti dalle varie parrocchie, si affacciano alla scoperta di questa nuova tipologia di comunicazione e chiedono supporto all’equipe per crescere con le loro comunità.
Una comunicazione, quindi, non intesa in senso strumentale, ma quale nuovo aeropago di evangelizzazione.

(art. UCS della Diocesi di Molfetta)

News – Appuntamenti settimanali

Lo scorso 7 maggio è stata la Giornata Nazionale di preghiera e digiuno in India per la fine della pandemia. Papa Francesco, preoccupato per la sorte dell’India, ha assicurato, alle Chiese in India, solidarietà e vicinanza spirituale.
Tutti i cristiani del mondo si stringono nella preghiera e noi uniti alla Chiesa, per desiderio di Papa Francesco, giovedì 13 maggio all’Adorazione Eucaristica delle 20.00-21.00 terremo, anche noi, una preghiera di guarigione e liberazione dalla pandemia con l’intercessione di Nostra Signora di Fatima.

  • Giovedì 13 Maggio ricorre la memoria della Beata Vergine Maria di Fatima.
    Adorazione Eucaristica Comunitaria:
    1° turno dalle ore 18.00 alle ore 19.00 con recita del Santo Rosario Vocazionale
    2° turno dalle 20.00 alle 21.00 Speciale Adorazione Eucaristica con Preghiera di Guarigione e Liberazione dalla pandemia.
  • Domenica 16 maggio Ascensione del Signore e 55a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (Tema: “Vieni e vedi” (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono)

”Vieni e Vedi” Messaggio di Papa Francesco per 55ma GMCS

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA 55ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI  SOCIALI

«Vieni e vedi» Gv 1,46. Comunicare incontrando le persone dove e come sono

Cari fratelli e sorelle, l’invito a “venire e vedere”, che accompagna i primi emozionanti incontri di Gesù con i discepoli, è anche il metodo di ogni autentica comunicazione umana. Per poter raccontare la verità della vita che si fa storia (cfr Messaggio per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali , 24gennaio 2020) è necessario uscire dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto. «Apri con stupore gli occhi a ciò che vedrai, e lascia le tue mani riempirsi della freschezza della linfa, in modo che gli altri, quando ti leggeranno, toccheranno con mano il miracolo palpitante della vita», consigliava il Beato Manuel Lozano Garrido[1] ai suoi colleghi giornalisti. Desidero quindi dedicare il Messaggio, quest’anno, alla chiamata a “venire e vedere”, come suggerimento per ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta: nella redazione di un giornale come nel mondo del
web, nella predicazione ordinaria della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale. “Vieni e vedi” è il modo con cui la fede cristiana si è comunicata, a partire da quei primi incontri sulle rive del fiume Giordano e del lago di Galilea. Continua a leggere: https://it.scribd.com/document/492167648/Papa-Francesco-Messaggio-Comunicazioni-Sociali

Maria e la comunicazione

 Maria non è una devozione nella chiesa ma è una realtà importante per la nostra fede che Gesù dalla croce ci dona proprio perché guardando a lei abbiamo la garanzia di essere veramente fratelli del suo Figlio.

 Maria è per noi colei che ci insegna a portare la bella, la buona notizia e creare il benessere, la gioia, la speranza negli altri. Per questo Maria è la nostra protettrice e la nostra maestra di come dobbiamo comunicare la presenza di Dio in mezzo a noi.

Preghiera per la 54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

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Crea in me, O Dio,
un cuore e una mente che sappiano raccontare.
Aiutami a scoprire, capire e trasmettere
la verità delle storie buone,
storie che edifichino e non distruggono;
storie che aiutino a ritrovare le radici
e la forza per andare avanti insieme.
Illuminami con la Tua Sapienza,
così che io non mi perda
nella confusione delle voci
e dei messaggi delle storie false che ci circondano.
Dammi quello sguardo benevolente, misericordioso,
profondamente umano
che sappia guardare il mondo e gli eventi
con tenerezza, amore e misericordia.
Aiutami a raccontare il mio essere parte
di un tessuto vivo, che sei Tu.
Trasforma il mio povero racconto con il tuo Spirito
che io possa essere un seme
che porta frutti di conoscenza e verità,
una luce che rischiara le tenebre.
Infiamma nel mio cuore la passione
e lo zelo di narrare incessantemente
il tuo amore e i valori del regno di Dio. Amen

O Maria, donna e madre, tu hai tessuto nel grembo la Parola divina, tu hai narrato con la tua vita le opere magnifiche di Dio. Ascolta le nostre storie, custodiscile nel tuo cuore e fai tue anche quelle storie che nessuno vuole ascoltare. Insegnaci a riconoscere il filo buono che guida la storia. Guarda il cumulo di nodi in cui si è aggrovigliata la nostra vita, paralizzando la nostra memoria. Dalle tue mani delicate ogni nodo può essere sciolto. Donna dello Spirito, madre della fiducia, ispira anche noi. Aiutaci a costruire storie di pace, storie di futuro. E indicaci la via per percorrerle insieme.

54a GMCS – VAGLIARE CON SENSO CRITICO GLI EVENTI

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La memoria è una bella sfida. La segnala il Cardinale Anastasio Ballestrero in una riflessione pubblicata nel volume Autoritratto di una vita…(Edizioni OCD 2002):
«La memoria aiuta a custodire. Perché, se io mi ricordo le grazie che il Signore mi ha fatto, mi rende un grande servizio.
Ricordandomele mi fa lodare, ringraziare, benedire. E se invece mi ricordo gli sgarbi che ricevo dai miei amici, la memoria non mi fa un buon servizio. Allora ci vuole il discernimento. E il discernimento è quel grande impegno interiore, che bisogna continuamente purificare, nutrendolo nella luce della fede, alla presenza di Dio, secondo le ragioni della sua gloria e della sua bontà. Allora si va avanti».
Discernere non è una moda del momento presente, legato a un particolare dettame ecclesiale, sta invece a indicare un’esigenza reale della comunità cristiana nella sua multiforme presenza nella società. In questa presenza sono da includere gli strumenti della comunicazione sociale.
«Discernere – si legge nel Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa – significa comprendere la natura, le dinamiche e gli esiti del nuovo processo mediatico, per saper selezionare e scegliere».
Emergono dalla definizione del termine alcuni tratti che si configurano come un quadro di riferimento imprescindibile, se si considera il discernimento in rapporto all’esercizio della professione del comunicatore.
Il primo tratto è dato dalla convinzione che l’atteggiamento del discernimento è atto teologale, attivazione di un dono dello Spirito. Tale atto esige, pertanto, la conversione, il profondo rinnovamento interiore.
Nel riferirsi in modo particolare agli strumenti della comunicazione sociale si tratta di purificare il linguaggio. Convertirsi è assumere quella postura interiore che permette il costante superamento di tutto ciò che, nei mass media, agisce iniquamente nei confronti della persona umana. Il secondo tratto è una conseguenza del primo, ossia l’esigenza di una solida maturità sapienziale.
È quella condizione psicologico- spirituale propria delle persone dal saldo orientamento di vita. Per gli operatori della comunicazione, la maturità sapienziale diventa un requisito indispensabile nella narrazione delle storie, tenendo bene a mente che i cosiddetti “criteri di notiziabilità”
sono dirimenti nel “fare” la professione, ma anche nell’“essere” del comunicatore. Un terzo e ultimo tratto è dato dalla competenza.
Oggi più che in passato è richiesta al comunicatore un’adeguata competenza e, allo stesso tempo, la capacità di avvalersi di strumenti culturali per vagliare criticamente il senso degli eventi. Competenza non deve essere, però, sinonimo di superbia, perché senza umiltà e carità nessun discernimento è possibile.
Questi tre tratti non sono solo i requisiti e gli atteggiamenti del discernere, ma costituiscono una vera e propria piattaforma valoriale.
L’orizzonte suggerito da Papa Francesco nel messaggio è abbastanza chiaro: «Quando facciamo
memoria dell’amore che ci ha creati e salvati, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore».

Vincenzo Corrado, direttore dell’Uff. Comunicazioni Sociali della CEI

Raccontare storie ci salva: diritto alla parola profonda

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Il Papa ha sottolineato questo aspetto nel Messaggio per la 54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
«L’uomo è un animale che racconta storie», scriveva Alasdair McIntyre in Dopo la virtù. La stessa domanda “chi sono” si può anche tradurre così: “di quale storia sono parte? Quale voglio che sia la mia storia?”.
Le storie possono aiutarci a capire e a dire chi siamo, scrive Papa Francesco nel Messaggio. Cioè a dare un senso ai frammenti della nostra esistenza, per renderli passi di un cammino unitario.
-. Raccontare dà senso – che è insieme significato e direzione – alla nostra vita. È anche una via che aiuta a elaborare, e poi magari a lasciar andare un passato che potrebbe schiacciarci, mantenendo però il suo insegnamento nella memoria.
-Karen Blixen scriveva che «tutti i dolori possono essere sopportati se vengono messi in un racconto, o se si narra, su di essi, un racconto».
Per questo non poter raccontare la propria storia, il proprio trauma è fonte di una tossicità che avvelena la persona e la spegne.
E le trame sono sempre incontri, incroci, legami che danno spessore e sapore alla nostra vita. Che ci aiutano a diventare chi siamo, a lasciare qualcosa di noi nel mondo. A prendere forma mentre diamo forma. A tessere fratellanza.
Attorno a ogni storia si raduna una compagnia: sempre si racconta di qualcuno, per qualcuno, a qualcuno. Per questo i bambini, che hanno sete di mondo e di compagnia, sono affascinati da chi sa raccontare storie, e non sono mai sazi: “ancora una!”.
-La “buona novella” del Vangelo altro non è che la storia di Gesù che tesse legami spaziali camminando sulle strade della Palestina e incontra persone, le più disparate, toccando il loro cuore e trasformandolo per sempre. E poi compie il gesto d’amore più grande: dare la sua vita perché anche noi possiamo averne in abbondanza. Le storie vere rigenerano, rimettono al mondo. E la storia della salvezza, che è la storia d’amore per eccellenza, ci invita ad affidarci a una relazione di amore che ci trasforma dal di dentro (piuttosto che a conformarci a precetti esteriori, che facilmente degradano in pratiche sociali e formalismi). Un legame (fides, corda, affidamento) che ci fa rinascere interi, che ci fa vivere nell’ampiezza. Una storia che ci rinnova.

(tratto da Avvenire 7 febbraio 2020)