Vangelo – CERCATE LE COSE DI LASSU’

Vangelo

Una vita non orientata a Dio è vanità! Come cristiani, riconosciamo i veri doni che ci sono dati: la Parola e l’Eucaristia, e ridoniamoli nel servizio generoso ai fratelli. Accumuliamo tesori davanti a Dio.

La vita degli uomini, spesso caratterizzata dall’inquietudine del domani, può condurre a un pessimismo senza riscatto(I Lettura). In realtà, questo avviene per una vita senza Dio e sarà Gesù, a rivelare in verità e pienezza il significato della vita umana. A un uomo che chiede: «Di’ a mio fratello che divida con me l’eredità», Gesù risponde mettendolo in guardia dall’avidità sfrenata di possesso (Vangelo). Quel «Di’» è lo stesso usato da Marta, affinché Gesù inviti la sorella Maria ad aiutarla nei lavori di casa.

Di’ a mio fratello, di’ a mia sorella… sono richieste sensate e giuste, ma Gesù va oltre la giustizia umana. Non vuole, infatti, mediare nelle controversie terrene, ma rivelarci il senso vero delle relazioni: con i fratelli, con le cose, con Dio. E non ci insegna il disprezzo dei beni, né l’indifferenza per la generosità di Marta. Tutte queste cose hanno però senso solo se riferite a Dio e, di conseguenza, ai fratelli e alle sorelle che ci vengono dati, perché, dopo l’incarnazione, solo onorando anche il fratello possiamo onorare Dio. Significativo l’invito di Paolo: «Cercate le cose di lassù» (II Lettura). È veramente ricco solo chi sa riconoscere i doni di Dio. (La Domenica)

Vangelo – PADRE, VENGA IL TUO REGNO!

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Gesù ci insegna come e quando pregare, rivolgendoci a Dio e chiamandolo Padre, con fiducia e perseveranza. Chi entra in questa relazione profonda può rivolgersi a Dio come Abramo, e intercedere per il perdono e le necessità di tutta l’umanità.
Un antico racconto giapponese narra di tre bambini che, passeggiando in un bosco, scoprono un cuculo. Il primo dice: «Se non canta, lo ammazzo». «Non essere così brutale – replica il secondo – io lo invito a cantare». Interviene allora il più piccolo: «Io aspetterò semplicemente che canti». Dio è come il cuculo di questo bosco. Non gli si può forzare la mano. Si può solo attendere che la grazia canti in noi, e desiderare che canti. Una storia che, se letta nella sua verità, è veramente istruttiva. Desiderare che la grazia di Dio canti in noi e nella vita dell’umanità significa aprirci alla santificazione del nome del Signore, significa attendere la sua misericordia elevando a Dio una fervente e sincera preghiera, così come ha fatto Abramo di fronte a Dio perché si aprisse al perdono degli abitanti di Sodoma; così come chiede Gesù nella preghiera che consegna come modello con cui rivolgerci al Padre eche – afferma sant’Agostino – è il modello di ogni preghiera. Suscitando la grazia di Dio, noi ci apriamo alla confidenza con lui e su di noi si riversano i doni del suo amore, ottenendoci fiducia, felicità e salvezza. (La Domenica)

Vangelo – BETANIA, IL RIPOSO DI DIO

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Come Abramo, anche Marta e Maria accolgono il Signore. Lui ci visita continuamente attraverso la sua parola. Con l’udito attento e il cuore aperto, accogliamo il grande dono dell’Eucaristia e diventiamo veri familiari di Dio. La vita di Gesù, il Figlio di Dio incarnato, nasce da una duplice accoglienza: quella di Maria, che dice «Sì» al progetto di Dio, e quella di Giuseppe, che accetta di “entrare” in questo progetto. In Gesù, Dio viene per porre la sua tenda fra noi, per farsi pellegrino, ma da molti verrà respinto e rifiutato. Ma l’uomo è creato per essere “in comunione” e accogliente, per questo pochi episodi della Scrittura comunicano la stessa struggente carica d’intimità e di pace di come quando l’uomo si ritrova a ospitare Dio. È il caso di Abramo e Sara con i tre misteriosi personaggi con cui s’intrattengono alle Querce di Mamre(I Lettura), e di Marta e Maria, due sorelle così diverse, ma tanto simili nell’ospitalità verso il pellegrino Gesù nella casa di Betania (Vangelo). Contempliamo oggi Dio che si ferma nella casa dell’uomo in cerca di ristoro. L’ingrata risposta di molti al suo desiderio di salvare gli uomini, fa dei cuori dei piccoli e dei semplici un’oasi di pace in cui Dio ama sostare. Diventassimo anche noi capaci di accoglienza come Maria e Marta, diverse nel “fare” – una ascolta, seduta, il Maestro, l’altra lo serve – ma molto simili nel lasciarsi trasformare da lui! Chi accoglie Dio diventa fecondo e la sua vita è capace di generare nuova vita.

La Comunità Maria Ss delle Grazie Ringrazia

Festeggiamenti a Maria Ss

Il Parroco don Francesco Russo, il Vice Parroco don S. Saggiomo, il Comitato Festeggiamenti, le associazioni, i movimenti e i gruppi parrocchiali e tutta la comunità di Maria Ss delle Grazie
                                             RINGRAZIANO

Le Autorità religiose, civili e militari, le forze dell’ordine, la protezione civile, gli esercizi commerciali, i negozianti, gli Artisti Neomelodici, le Paranze della Tammurriata Giuglianese, tutti i volontari e i devoti della Madonna,

per la loro disponibilità, per la loro prestazione e per il loro contributo alla magnifica riuscita dei Festeggiamenti in Onore di Maria Ss delle Grazie.

                                              Con gratitudine tutta la Comunità di Maria Ss delle Grazie

Vangelo – FARSI PROSSIMO PER ASSOMIGLIARE A CRISTO

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Non fermiamoci a chiedere chi è il nostro prossimo, ma facciamoci noi prossimi degli altri, senza alcuna distinzione. Il buon samaritano è immagine di Dio che nel suo Figlio si piega sulla nostra umanità, stanca e ferita per il peccato e per la morte, la risana con il balsamo dell’amore e paga ogni spesa con la propria vita. Oggi è la Domenica del Mare.

La parola di Dio è molto vicina alla nostra vita, «è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica»: così ci annuncia il Deuteronòmio. Gesù, nel Vangelo, ci ricorda che la vicinanza della parola di Dio alla nostra esistenza ci chiama a farci prossimi dei nostri fratelli e sorelle, privilegiando coloro che sono maggiormente nel bisogno. Il culto di Dio non è separabile dalla compassione verso gli altri. È illuminante che nella parabola di Luca i primi due personaggi siano un sacerdote e un le vita. Probabilmente stanno tornando da Gerusalemme, dove hanno reso il loro servizio nel tempio. Il loro culto, tuttavia, è vuoto, perché non si traduce in misericordia. Il samaritano, che invece si è recato a Gerusalemme per altri motivi (il suo tempio è sul monte Garizim), sa vivere un culto autentico perché riconosce Dio nelle ferite dell’uomo di cui ha misericordia. Facendosi a lui prossimo può vedere e accogliere la prossimità di Dio alla sua vita. Egli non separa il tempio dalla strada, Dio dall’uomo, e così accoglie pienamente il mistero pasquale di Gesù, il quale, come scrive san Paolo ai Colossési, ha riconciliato in sé il cielo e la terra. (La Domenica)

Vangelo – Nella Debolezza della Croce

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Gesù vuole associare a sé, nel compimento della missione, altri discepoli. Non vuole persone in cerca di un nome o della fama, ma missionari che si distinguano per preghiera, mitezza, povertà. Non devono, infatti, portare sé stessi ma l’annuncio del perdono e della pace.
Attraverso il profeta Isaìa Dio promette il dono della gioia e della pace, che scorrerà come un fiume, come un torrente in piena. La sua promessa si attua nella missione dei settantadue, ai quali Gesù affida il compito di portare l’evangelo, cioè la gioiosa notizia del Regno, e il saluto della pace alle case degli uomini. Il fiume sembra tuttavia tramutarsi in un rigagnolo, con questi uomini che sembrano davvero troppo pochi per la vastità della messe, inviati peraltro come agnelli in mezzo a lupi, miti, non violenti, senza potere e senza ricchezze. Ma – ricorda Paolo ai Galati – la missione si realizza sempre nella logica della croce. Non abbiamo altro vanto se non nella croce di Gesù. Dobbiamo cioè porre la nostra fiducia soltanto nell’amore debole e crocifisso di Gesù, che si rende presente anche nei suoi discepoli. Non dobbiamo confidare in beni e strumenti che il Signore ci chiede di abbandonare. Piuttosto, dobbiamo fondare il nostro impegno su quell’amore fraterno che ci permette di andare «a due a due», come fratelli riconciliati, e di rimanere nelle case, annunciando l’evangelo della pace con lo stile di relazioni nuove, rese possibili dal Vangelo stesso. (LaDomenica)