Maria nel canto del Magnificat

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Maria, una ragazzina di poco più di quindici anni, affronta i pericoli della strada, il pericolo delle dicerie pubbliche, il pericolo che affronta chi sa di scavalcare certi moduli di comportamento che non permettono a una ragazzina scelte così audaci, va a mettersi al servizio di una sua parente, di sua cugina, della gente.
Ecco perchè Maria la invochiamo come serva del mondo.
Noi oggi la invochiamo come serva di Dio e serva del mondo. Ci faccia diventare più servi di Dio e più seguaci del Vangelo; ci faccia entrare nella logica fortissima del Vangelo che è logica di audacia. Non è la logica dell’appiattimento, della rassegnazione, del lasciar fare agli altri.
Maria non è una donna rassegnata!

C’è un passo molto bello di un’omelia che San Giovanni Paolo II propose in un santuario messicano. Il papa dice che Maria è la donna che non si rassegna alle condizioni difficili del suo popolo. Infatti, quando raggiunge Elisabetta, di cosa parla, cosa canta? Lo ascoltiamo nel Magnificat.

Parla di rovesciamenti: troni che cadono, poveri che salgono; quanti sono vilipesi, schiacciati, affamati, vengono ricolmati di beni; coloro che invece si sentono forti, potenti, che pensano di avere arbitrio ed egemonia sui poveri, vengono catapultati dalle loro posizioni di prestigio.
La Madonna parla di rovesciamenti, di cambio rivoluzionario. Capite!
Maria è tutt’altro che una donna rassegnata. Questa è la logica del Vangelo: essere servi del Signore significa essere eversivi, persone scomode anche all’interno della comunità cittadina; persone che cioè danno fastidio, che disturbano il manovratore.
Entrare nella logica del Vangelo, essere servo del Signore, essere uomo di preghiera significa essere sempre difficilmente omologabile alla struttura: spina conficcata nel fianco della buona coscienza pubblica.

Essere credente come Maria, servo del Signore come Maria, significa essere guardato con sospetto da parte di tutti, perché….<<non si sa mai questo dove va a parare>>
Invece noi pensiamo che essere uomo di preghiera significhi acquattarsi nel perimetro di una chiesa, nel calore di una stanzetta, accanto a una brace d’inverno, e recitare il Rosario.
Che ci vuole, perché alimenta la fede, la speranza e la carità, ma non esaurisce tutta la nostra vita di fede, di speranza e di carità.

Ecco, serva di Dio: <<ORA>> cioè prega; ma poi <<LABORA>>: mettiti al servizio.

La Vergine Santa dia a tutti noi questa grande capacità di metterci al servizio degli altri, dei fratelli, senza aspettarci nulla, neppure il ”grazie”: si, perché qualche volta i nostri servizi in favore dei fratelli sono più per smania di passerella, di proscenio, di palcoscenico; sono un apparire perché si dica che siamo bravi, che siamo presenti, che siamo attenti al bisogno altrui. E’ vero, qualche volta succede!

Don Tonino Bello